Cosa si intende per empatia?
Per EMPATIA si intende la capacità di “sentire dentro mettendosi nei panni dell’altro”. “Ciò che rende il cyberbullismo così pericoloso”, secondo le parole di King del 2006, “è che ognuno può praticarlo senza bisogno di confrontarsi con la vittima: non c’è bisogno di essere forti ma semplicemente equipaggiati di telefono cellulare o di computer e del desiderio di terrorizzare”.
LA RICERCA NELLE SCUOLE
In metà delle scuole – rileva il Censis in collaborazione con la Polizia postale – ci sono stati episodi di cyberbullismo, nel 10% di sexting (l’invio di foto o video sessualmente espliciti) e nel 3% di adescamento online. Nel 51% dei casi i presidi si sono dovuti rivolgere per questo alle forze dell’ordine. E’ un boomerang per gli adolescenti, il 91% dei quali è iscritto ad almeno un social network e che per l’87% usa uno smartphone, l’enorme diffusione e familiarità con Intenet. Ma i genitori sembrano averne poca percezione, declassando gli episodi a dispetti tra ragazzi. L’indagine sull”Uso consapevole dei media digitali’ è stata condotta dal Censis attraverso questionari inviati nelle scuole ai quali hanno risposto 1.727 presidi delle medie e delle superiori: il 77% di questi ritiene che Internet sia l’ambiente dove avvengono più frequentemente i fenomeni di bullismo, più che nei luoghi di aggregazione dei giovani (47%), nel tragitto tra casa e scuola (35%) o all’interno della scuola stessa (24%). Da una ricerca condotta dall’”Osservatorio sulle tendenze e i comportamenti nell’adolescenza” ed effettuata su un campione di oltre 7000 studenti della scuola superiore di tutto il territorio nazionale, emerge che il 6.3% ha ammesso di subire attualmente forme di violenza digitale (femmine 4%, maschi 2.3%), anche se il fenomeno sommerso sembra essere ben superiore. Il 4% degli adolescenti intervistati ha ammesso di aver inviato intenzionalmente ad altri coetanei o pubblicato sul web, foto sexy o hard di amici/amiche, fidanzate/i o ex a loro insaputa e senza il loro consenso Inoltre, il 2.4% dei ragazzi è stato minacciato di una eventuale pubblicazione, salvo lo svolgimento di prestazioni di qualche tipo, di foto o video intimi o comunque imbarazzanti sui social network o nelle chat di instant messanging. L’aspetto più grave è che vengono ugualmente fotografati o filmati anche casi di violenza fisica o sessuale messi poi nella vetrina pubblica dei social.
DI CHI È LA RESPONSABILITÀ?
Nel bullismo elettronico la responsabilità può essere estesa e condivisa anche da chi “semplicemente” visiona un video e decide di inoltrarlo ad altri, ridendone o rimanendo indifferente. In questo senso il ruolo del gruppo assume nel bullismo elettronico un’importanza ancora più evidente e delicata: lo spettatore che frequenta i siti e fruisce delle immagini diventa uno “strumento” fondamentale per lo scopo del cyberbullo e assume un ruolo di responsabilità attiva nei confronti delle vittime anche se, paradossalmente, non le conosce affatto.
PER QUALI MOTIVI LE VITTIME SONO PRESE DI MIRA?
Il bullo: è il bambino o il ragazzo che mette in atto prevaricazioni ripetute verso la vittima. In genere è più forte e più popolare della media dei coetanei, ha un forte bisogno di potere e di autoaffermazione e desidera concentrare l’attenzione su di sé; è impulsivo e ha difficoltà nell’autocontrollo, fa fatica a rispettare le regole, è spesso aggressivo non solo verso i coetanei, ma anche verso gli adulti (genitori e insegnanti); considera la violenza come un mezzo per ottenere vantaggi e acquisire prestigio; ha scarsa capacità di empatia e scarsa consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni, non mostra sensi di colpa; il suo rendimento scolastico tende a peggiorare progressivamente. Il comportamento del bullo è spesso rafforzato dal gruppo dei bulli gregari (o bulli passivi), che offrono il loro sostegno al bullo anche senza intervenire direttamente. Con l’espandersi dell’utilizzo di internet, cyberbullo può diventare chiunque, anche chi non ha maggior forza e popolarità degli altri, anzi, a volte i cyberbulli sono ex vittime che pensano erroneamente di potersi rifare dei torti subiti.
La vittima: è il bambino o il ragazzo che subisce prepotenze da un bullo o da un gruppo di bulli. La vittima passiva subisce prepotenze spesso legate a una sua caratteristica particolare rispetto al gruppo (es. l’aspetto fisico, la religione, l’orientamento sessuale); in genere è più debole rispetto alla media dei coetanei e del bullo in particolare, è ansiosa e insicura, è sensibile e tranquilla, è incapace di comportamenti decisi, ha una bassa autostima e un’opinione negativa di se stessa. A scuola è spesso sola, isolata dal gruppo di coetanei e difficilmente riesce a farsi degli amici; se attaccata, spesso reagisce alle prepotenze piangendo e chiudendosi in se stessa; il suo rendimento scolastico tende a peggiorare negli anni; spesso nega l’esistenza del problema e la propria sofferenza e finisce per accettare passivamente quanto le accade, colpevolizzandosi; non parla con nessuno delle prepotenze subite perché si vergogna, per paura di fare la spia o per il timore di subire ritorsioni ancora più gravi. Si parla invece di vittima provocatrice quando è il comportamento di chi subisce a provocare, in qualche modo, gli atti di bullismo: queste vittime richiedono l’attenzione o l’interesse del bullo attraverso comportamenti fastidiosi o provocatori e spesso sono trattate negativamente dall’intera classe. Il comportamento di questi studenti è caratterizzato da una combinazione di ansia e aggressività e spesso causa tensione e irritazione non solo nei compagni, ma anche negli adulti.
Gli osservatori o spettatori: sono tutti quei bambini e ragazzi che assistono agli episodi di bullismo o ne sono a conoscenza. Quasi sempre, infatti, gli episodi di bullismo avvengono in presenza del gruppo di coetanei, i quali nella maggior parte dei casi non intervengono, per la paura di diventare nuove vittime del bullo o per semplice indifferenza. Gli spettatori hanno un ruolo molto importante, poiché, a seconda del loro atteggiamento, possono favorire o frenare il dilagare delle prepotenze: soprattutto nel cyberbullismo il loro ruolo è determinante in quanto una semplice condivisione su internet può recare danni permanenti ad una vittima. Il caso di Amanda Todd non è che uno dei tanti che hanno portato alla morte della vittima. Più di recente una situazione simile è accaduta a Tiziana Cantone, 31 enne suicidatasi in seguito alla diffusione non consenziente di suoi video.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!